La storia

Il santuario della Madonna di Tirano si ritiene sia stato costruito subito dopo l’apparizione della Beata Vergine Maria a Mario Omodei, cittadino tiranese, il 29 settembre 1504 (vedi il racconto dell’apparizione in un’altra parte del sito). Inizialmente una cappella di legno sul luogo dell’apparizione e poi subito la splendida costruzione, raro esempio di puro stile rinascimentale lombardo, che nel 1513 era già terminato nelle parti essenziali. Fu consacrato ad opera finita nel 1528.

Le maestranze intervenute sono soprattutto i fratelli Giacomo e Tomaso Rodari, di origine ticinese, che avevano già operato, oltre che in Ticino, al duomo di Como, nella parrocchiale di Ponte in Valtellina e stavano lavorando al santuario mariano dell’Assunta in Morbegno. Insieme a loro, autori del progetto e di molte sculture che lo caratterizzano e lo definiscono, anche Alessandro della Scala, fine scultore che ha scolpito il portale maggiore e alcune opere interne.

Il luogo per l’edificazione del tempio (orto dell’apparizione) è dono del nobile cavaliere Luigi Quadrio, il cui figlio fu direttore dei lavori della fabbrica.

Queste le notizie cha hanno dato origine all’edificio. Ma quale la situazione religiosa in cui si sviluppò e crebbe la devozione alla ‘Madonna della sanitate’ di Tirano?

Uno sguardo più ampio alle ‘cose di casa’ ci fa riconoscere che nel 1500 sono tantissimi i santuari mariani sorti in Italia. Come mai tale coincidenza?

Va detto subito che il continuo e affannoso rincorrersi di riforme nell’ambito ecclesiastico, tra X e XII secolo, non aveva condotto ad una soluzione soddisfacente. Quella che, anche sotto la pressione dei movimenti ereticali, appariva l’esigenza spirituale primaria della vita religiosa cristiana, ossia la povertà, lasciava ancora molto a desiderare.

Per questo alcuni ordini religiosi mendicanti, primi tra i quali domenicani, francescani, agostiniani, poi anche i servi di Maria (o serviti) e carmelitani, si caratterizzano per una spiccata devozione alla Vergine, come modello di vera e autentica povertà. Essa deriva da una spiritualità che si orienta verso il Cristo-uomo, soprattutto nella povertà della sua nascita e nella sofferenza della sua morte. Contemplando l’infanzia del Signore o la sua morte in croce, non si può non incontrare la figura della Vergine, presente al suo fianco, nel presepe come sul Calvario.

Così, dagli Ordini religiosi la devozione mariana si diffonde tra le popolazioni. Ancor più, il diretto contatto con la gente, esplicitamente ricercato dagli ordini Mendicanti e attuato soprattutto con la predicazione, il ministero del confessionale, l’istituzione di confraternite, l’apertura di chiese frequentatissime in ogni città, moltiplica in proporzione geometrica tale influsso sulla religiosità popolare.

La distanza sentita tra l’istituzione ecclesiastica (parrocchie, Diocesi e cattedrali...) e le nuove esigenze religiose, porta anch’essa verso la Vergine e i santuari mariani. Essa è vista e sentita come una figura, a un tempo più umana, cioè vicina e misericordiosa, e più sovrumana, cioè pura dalle corruzioni e dalle meschinità di molti ecclesiastici, immagine e promessa di una Chiesa santa.

Allargandosi tale devozione mariana a tutti gli strati sociali, soprattutto ai più popolari, si amplia anche il gruppo dei veggenti. Anzi, evangelicamente, le apparizioni risultano privilegiare i piccoli: poveri fanciulli o pastorelle, mentre il costante tema di fondo è quello della conversione e della penitenza e del ritorno alle origini, che saranno i grandi temi della riforma protestante. Ed è proprio in quest’epoca, ossia sul finire del Quattrocento fin verso i primi anni del Cinquecento, che anche nel nostro territorio valtellinese – ma anche in tutto il territorio italiano – compaiono diversi santuari mariani.

Che la successiva propaganda antiprotestante abbia potuto collegare tali apparizioni con il (successivo) avvento della Riforma protestante è più che comprensibile e ampiamente scusabile. Non è, invece, giustificato continuare a ripetere oggi tali considerazioni: basta soltanto tener d’occhio le date, per capire che la Madonna non poteva far da baluardo ad un "nemico" ancora di là da venire.

Apparizione di Tirano 1504; i Grigioni in Valtellina Dieta di Ilanz 1512; le tesi di Lutero 1517.

Tali apparizioni, sia per la prevalente qualità dei destinatari, poveri e marginali, sia per l’assenza, ma anche per la diffidenza o addirittura per il contrasto da parte delle autorità ecclesiastiche, fanno semmai trapelare un senso di distacco dall’istituzione ecclesiastica. 

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