La storia

Il continuo, affannoso rincorrersi di riforme nell’ambito ecclesiastico, tra X e XII secolo, non condusse ad una soluzione soddisfacente soprattutto per quella che, anche sotto la pressione dei movimenti ereticali, appariva l’esigenza spirituale prima della vita religiosa, ossia la povertà. 

Si dovette quindi mutare radicalmente l’impostazione stessa della vita religiosa, applicando il principio della povertà non più solo al singolo, ma all’intera comunità: nacquero così gli Ordini mendicanti, primi tra i quali domenicani, francescani, agostiniani, servi di Maria (o serviti), carmelitani. Ora, se almeno in un caso – quello dei serviti, nati appunto da una confraternita mariana di laici – il richiamo alla Madonna è esplicito, tutti i Mendicanti si caratterizzano per una spiccata devozione alla Vergine. Essa deriva, a sua volta, da una spiritualità che si orienta verso il Cristo-uomo, soprattutto nella povertà della sua nascita e nella sofferenza della sua morte. Contemplando l’infanzia del Signore o la sua morte in croce, non si può non incontrare la figura della Vergine, presente al suo fianco, nel presepe come sul Calvario.

Così, dagli Ordini religiosi la devozione mariana trapassa e si diffonde tra le popolazioni. Ancor più, il diretto contatto con la gente, esplicitamente ricercato dagli ordini Mendicanti, e attuato soprattutto con la predicazione, il ministero del confessionale, l’istituzione di confraternite, l’apertura di chiese frequentatissime in ogni città, moltiplica in proporzione geometrica tale influsso sulla religiosità popolare. 

La distanza sentita tra l’istituzione ecclesiastica (parrocchie, Diocesi e cattedrali...) e le nuove esigenze religiose porta anch’essa verso la Vergine e i santuari mariani. Essa è vista e sentita come una figura, a un tempo più umana, cioè vicina e misericordiosa, e più sovrumana, cioè pura dalle corruzioni e dalle meschinità di molti ecclesiastici, immagine e promessa di una Chiesa santa. 

Ed ecco apparire nuove pratiche devozionali. Prima di esse, per la diffusione e la fortuna assai durevole di cui godrà, è certamente il Rosario. Esso nasce in ambiente monastico, comunque di vita religiosa, come denota chiaramente l’intento sostitutivo dei 150 salmi mediante la recita delle 150 Ave, Maria; d’altra parte, il nome stesso con cui tale pratica viene inizialmente propagandata è quello di Psalterium Beatae Mariae Virginis. Con ciò si conferma, nuovamente, l’influsso determinante dei monaci prima, dei frati dopo, sulla religiosità popolare. 

Allargandosi la devozione mariana a tutti gli strati sociali, soprattutto ai più popolari, si amplia anche il gruppo dei veggenti. Anzi, evangelicamente, le apparizioni risultano privilegiare i piccoli: poveri fanciulli o pastorelle, mentre il costante tema di fondo è quello della penitenza, ossia di nuovo, in altri termini più personali, ma non soltanto individuali, quello della riforma. Ed è proprio in quest’epoca, ossia sul finire del Quattrocento, fin verso i primi anni del Cinquecento, che anche nel nostro territorio si parla di apparizioni mariane. Una di esse è quella al popolano Mario Homodeo nel 1504, presso il ponte della Folla, alle porte di Tirano. 

Che la successiva propaganda antiprotestante abbia potuto collegare tali apparizioni con il (successivo) avvento della Riforma protestante è più che comprensibile e ampiamente scusabile. Non è, invece, giustificato continuare a ripetere oggi tali considerazioni: basta soltanto tener d’occhio le date, per capire che la Madonna non poteva far da baluardo ad un "nemico" ancora di là da venire. Tali apparizioni, sia per la prevalente qualità dei destinatari, poveri e marginali, sia per l’assenza, ma anche per la diffidenza o addirittura per il contrasto da parte delle autorità ecclesiastiche, fanno semmai trapelare un senso di distacco dall’istituzione ecclesiastica. 

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